In che anno è stato inventato il vino?
Il vino è stato inventato in Egitto, ma recenti indagini hanno svelato origini differenti, Con un piccolo primato anche per l’Italia.
La parola vino deriva direttamente dal latino, che a sua volta fa riferimento a un tema mediterraneo comune anche al termine del greco classico oînos. Dall’Antica Roma, poi, la parola latina si è estesa alle popolazioni che parlavano umbro, osco, falisco, etrusco e leponzio. In epoca più recente, gli studiosi ritengono che anche i termini slavi per vino derivino da prestiti latini.
Le origini dell’invenzione del vino sono così tanto antiche da affondare nella leggenda, che spesso si abbina anche al mito e alla religione. Ad esempio, alcune tradizioni fanno risalire l’origine della vite ad Adamo ed Eva, spiegando come il “frutto proibito” del giardino dell’Eden fosse proprio l’uva e non la mela del peccato. Il vino assume un ruolo chiave nel sacramento dell’Eucarestia, divenendo simbolo del sangue di Gesù Cristo.
In Toscana sono stati ritrovati reperti fossili di tralci di vite risalenti a 2 milioni di anni fa, e altri riscontri hanno dimostrato che la pianta cresceva spontanea già 300.000 anni fa. Le piu’ antiche tracce di coltivazione della vite sono invece state rinvenute sulle rive del Mar Caspio e nella Turchia orientale. Secondo studi recenti, i primi bevitori di vino della storia risalgono al neolitico, e la scoperta del vino sarebbe stata casuale. Il vino è stato prodotto per la prima volta tra 9 e 10000 anni fa nella zona del Caucaso. La più antica giara di vino mai rinvenuta ha circa settemila anni (risale al 5100 a.C.) ed è stata scoperta nel villaggio neolitico di Hajji Firuz Tepe, nella parte settentrionale dell’Iran.
Il vino iniziò a diffondersi nel bacino del Mediterraneo, per poi estendersi in tutte le zone del mondo a clima temperato. La vite fu portata dai colonizzatori, dapprima in Messico, e poi, nel Seicento, negli Stati orientali degli Usa e da qui in California. L’antica origine del vino trova spiegazione in tre caratteristiche fondamentali di questa bevanda: la varietà del sapore , la possibilità di invecchiare secondo le modalità di conservazione e la non meno importante possibilità di trasportare i contenitori senza alterare la qualità del contenuto.
Il vino degli antichi Romani era una sostanza sciropposa, molto dolce e molto alcolica, da cui la necessità di “allungarlo” con acqua e aggiungere miele. La procedura di profumare i vini, soprattutto coi fiori o con spezie, ha contraddistinto l’arte enologica sino alla fine del Medioevo. C’è un’ulteriore specificazione da fare: nell’antichità il vino era considerato non tanto un prodotto “particolare”, da differenziare secondo i vitigni, quanto un punto di partenza per ogni tipo di bevanda.
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